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Eccoci ritrovati in un nuovo articolo trattante un argomento molto curioso ovvero quello della mindfulness applicata all’ambito del motociclismo.
Mi ricollego immediatamente a quanto detto nella prima sezione relativa “all’allenamento mentale di un pilota”, nel quali abbiamo cercato di spiegare la grande valenza che l’allenamento della mente riveste in questo complesso sport. Motivo per cui se non l’avete già fatto andatevi a leggere quanto detto nel precedente articolo.
In questa sezione cercheremo di fornire un’idea di un possibile protocollo di intervento coaching basato su tecniche legate alla mindfulness. Sono certo che alcuni di voi ne hanno già sentito parlare ma sono altrettanto certo che molti di voi non hanno la benché minima idea di cosa sia.
Partiamo dunque dall’origine e quindi dalla definizione di mindfulness. Molto semplicemente la parola mindfulness, in italiano consapevolezza, deriva da un’antica tradizione buddista basata sulla meditazione profonda.
È stato John Kabat Zinn, un biologo molecolare statunitense a ideare nel 1979 un protocollo scientifico (Mindfulness based-stress reduction) determinato dalle antiche tecniche orientali, protocollo la cui efficacia è stata confermata in termini sperimentali e ampliata in diversi ambiti.
Passano gli anni e tale pratica meditativa è arrivata anche nel mondo sportivo, nella fattispecie nei motorsport. Ad oggi tanti piloti hanno dichiarato più o meno pubblicamente di utilizzare la mindfulness come metodo propiziatorio e preparatorio alla competizione.
- Nel 2017 Eugenio Lizama, psicologo specializzato in neuroscienze, mental coach di cinque piloti professionistici di MotoGp, dichiara di utilizzare esercizi derivanti dalla mindfulness. “… Ognuno ha una serie di esercizi personali in cui la respirazione è fondamentale. Ma si tratta di un lavoro sulla mindfulness (la consapevolezza, l’attenzione) cui applichiamo una sorta di navigatore: è il soggetto stesso ad allenarsi con un software che contiene tutti i suoi dati…”
Non dobbiamo comunque dimenticare che anche un pilota professionistico, per quanto possa allenare la componente mentale è un essere umano, e in quanto tale può commettere degli errori.
Ne è un esempio Jorge Lorenzo che nonostante fosse un pilota molto attento alla cura di ogni singolo dettaglio fisico e mentale, a seguito della sua caduta a Sepang nel 2015 perse il controllo di sé, accusando Marc Marquez di una scorrettezza alla prima curva che nessuno aveva visto. In tempi più recenti ricorderete tutti la reazione post caduta di Vinales contro Bagnaia durante il Gp di Francia.
Ma possiamo trovarne infiniti di esempi ove la componente umana e quindi emotiva sovrasta quella professionale e mentale.
La mindfullness serve davvero?
La risposta potrebbe essere si!
Abbiamo capito quanto la pratica meditativa aiuti un atleta a star bene con sé stesso e con le proprie emozioni.
Seguire un percorso mindfulness lo aiuterà a gestirsi durante tutti i momenti della competizione diventando così padrone delle sue emozioni senza mai farsi sopraffare da esse.
Uno degli effetti della mindfulness è proprio quello di modificare il modo con cui le persone si relazionano ai propri stati interni, intesi come pensieri ed emozioni.
Secondo la psicologia buddista, diminuisce la proliferazione mentale, cioè l’abituale reazione di attaccamento o avversione a quegli stati che possono essere giudicati come piacevoli, spiacevoli o neutrali.
La mindfulness è semplice e può davvero aiutare il nostro atleta. Ma allora perché si conosce poco?
La risposta è perché spesso siamo abituati ad affidarci a “cose” più complicate credendole più efficaci. Al giorno d’oggi cerchiamo tutti lo specialista, colui il quale ha la tecnica innovativa, la novità assoluta, quella cosa mai sentita ma che funziona.
Capite come tutto ciò è frutto di una deformazione sociale, della quale non entriamo nel merito, ma ci limitiamo a dire come spesso le cose più semplice sono proprio le più efficaci.
Protocollo di intervento
Un protocollo di intervento basato sulla mindfulness si articola in due momenti:
- il primo riguarda l’autoregolazione dell’attenzione, che comprende la capacità di monitorare i pensieri, le emozioni e le sensazioni attuali, passare da un centro di attenzione ad un altro e inibire i processi elaborativi come la preoccupazione e la ruminazione;
- il secondo concerne l’adozione di una posizione di accettazione verso ogni momento di un’esperienza, caratterizzata da un atteggiamento non giudicante di apertura e curiosità, che consente a pensieri, emozioni e sensazioni di manifestarsi senza ulteriori elaborazioni.
Seguendo le linee guida di due tra le più illustri figure del settore: Michae Noetel e Kristoffer Henriksen, cerchiamo di definire un protocollo basato sulla Mindfulness Inventory for Sport.
Questo tipo di percorso mentale è sempre consigliabile intraprenderlo in fase preparatoria, qualora il nostro pilota sia un professionista. In questa fase egli è più permeabile non essendo soggetto e oggetto delle emozioni contrastanti cui va incontro durante la fase competitiva. Organizzare un protocollo in questo momento dell’anno permetterà al pilota di acquisire sicurezza e padronanza dei propri pensieri e delle proprie emozioni.
Il protocollo Mindfulness Inventory for Sport può essere organizzato e studiato attorno ad alcune particolarità:
- Osservare → concentrarsi attraverso la capacità di riorganizzare l’attenzione lasciando andare tutto ciò che ingombra la mente (ad occhi chiusi focalizzare l’attenzione sul respiro, lento e controllato) e solo dopo direzionarla su un solo, preciso, oggetto esterno o interno, cercando di mantenerla su di esso quanto più possibile. L’osservazione deve essere completa e per far ciò è bene che l’atleta si serva di tutti i cinque sensi. Dopo, procedere all’osservazione delle sensazioni al contatto con la sedia o il cuscino o con il terreno. Osservare le caratteristiche delle superfici, la temperatura, la consistenza, l’intensità del contatto. Osservare le sensazioni termiche corporee e qualsiasi altro stimolo che venga dalla pelle, le sensazioni che vengono dai muscoli, quali tensione e dolore, le sensazioni viscerali e le tensioni articolari. Osservare i pensieri, osservandoli singolarmente uno ad uno senza soffermarsi in particolare su nessuno di essi. Può capitare che l’attenzione rimane agganciata a un pensiero in particolare, accettare che ciò accada, non reagire emotivamente, non giudicarsi. Se non vi si accanisce ad ottenere ciò che si vuole è probabile che l’attenzione man mano si distacchi dal pensiero che l’ha così intensamente attratta. Se non accade, accetta che sia così.
- Descrivere → attraverso la scelta delle parole (usare parole che traducano ciò che si osserva nella maniera più precisa e condivisibile), non usare espressioni giudicanti: dal momento che si cerca di descrivere qualcosa in maniera obiettiva, non è utile esprimere giudizi di valore (positivo negativo, bello brutto, buono cattivo), che sono espressione di soggettività e che spesso sono generati da aspettative ed emozioni.
- Non reagire → sviluppando attenzione radicale la quale nasce dal tentativo di accettazione della realtà così come viene, senza alcun desiderio di modificarla. Ciò implica anche l’accettazione di un dolore, derivante dalla sconfitta ad esempio. Accettare la realtà perché, il primo passo per poterla cambiare corrisponde all’accettazione del presente; la non accettazione trasforma in dolore in sofferenza. La mindfulness permette di superare gli ostacoli, consentendoci di applicare correttamente l’accettazione del reale. Tali ostacoli possono essere legati dal preconcetto che accettare un qualcosa sia sinonimo di rassegnazione ad essa. L’accettazione radicale va praticata passo dopo passo affrontando in maniera pro attiva gli eventi apparentemente inaccettabili; riconoscere il dolore come costituente della vita umana. La mindfulness permette di creare una risposta di disponibilità ad ogni situazione. Disponibilità è fare ciò che è necessario ma anche, ascoltare la mente agendo in maniera consapevole. Tale percorso consentirà all’atleta di rimpiazzare l’ostinazione con la disponibilità sviluppando capacità di problem solving.
- Non giudicare (Essere compassionevoli) → Osservare e descrivere qualsiasi aspettativa, o pretesa, di essere ciò che non si riesce ad essere, o non si può essere, soprattutto rispetto al perfezionismo ed all’egocentrismo, cercando di lasciarle andare nella consapevolezza che generano soltanto isolamento e sofferenza. Osservare e descrivere, le narrazioni di sé considerandole come tali, nella consapevolezza della differenza tra ciò che si pensa di essere e ciò che si è. Fare attenzione soprattutto alle narrazioni che contengono aspetti valoriali (io sono incapace, inetto…). Dopo formulare frasi benauguranti, amorevoli verso di sé, durante la pratica di respirazione. Modificare la postura: mani rilassate, palmi in su, rilassare i muscoli del petto e dello stomaco, non digrignare i denti, rilassare i muscoli del volto. Cambiare la chimica del corpo: respirare attraverso profonde inspirazioni, contando i respiri.
- Agire con consapevolezza → Identificare un obiettivo connesso ad un valore e perseguirlo: fare una cosa per volta qualsiasi essa sia. Prendere un impegno rispetto al raggiungimento dell’obiettivo, accettando di poterlo perdere e cercando di recuperarlo e rafforzarlo. Essere tutt’uno con ciò che si sta facendo.
Conclusione
Abbiamo cercato di fornirvi un po’ di chiarezza su un argomento molto curioso. Non abbiate paura o timore di affidarvi ad un mental coach o ad uno psicologo in grado di organizzare al meglio il vostro percorso nella mente.
Anche perché di solito una seduta di mindfulness dura all’incirca 30-40 minuti in fase pre agonistica. In fase competitiva, soprattutto prima delle gare, è bene che il pilota si sottoponga ad una breve seduta di rilassamento mentale, in modo da consentirgli una maggior connessione tra mente e corpo, permettendogli di ottimizzare al meglio la sua prestazione in gara.
In linea di massima si è cercato di tracciare delle linee guida standardizzate; tuttavia tale trattazione non ha un taglio psicologico per cui, tali argomentazioni potrebbero essere oggetto di futuri approfondimenti, anche considerando l’importanza esponenziale che la mindfulness riveste nell’ambito del motociclismo professionistico di alto livello.
Ancora una volta la nostra raccomandazione è quella di affidarvi a gente competente in materia e vi assicuro che soprattutto per quanto riguarda l’allenamento mentale è davvero difficile.
Affidatevi ad un trainer che sarà in grado di direzionarvi verso figure preposte e preparate in questo settore, altresì rischiereste di imbattervi in inutili guru di quartiere che non faranno altro che farvi perdere tempo e denaro.
Provate e fatemi sapere!