L’overtraining

Purtroppo bisogna dirlo, alle volte l’allenamento può causare dipendenza. La dipendenza si associa ad un concetto di negativo che indica un “abuso”. Abuso del proprio corpo, delle proprie facoltà psico-fisiche, abuso del tempo da dedicare all’allenamento.

Tutto questo può sfociare in problematiche gravi che prendono radici sia da un punto di vista sociale che fisico.

Detto in altri termini, l’eccesso di allenamento può essere derivato da una precaria qualità della propria vita sociale. In questo caso sarà compito in primis del trainer andare a frugare all’interno dello stato d’animo del soggetto consigliandogli dei percorsi opportuni che gli consentano di riempire il proprio tempo diversamente, magari intraprendendo e coltivando rapporti sociali soddisfacenti.

L’altra ragione è quel concetto molto radicato in molte palestre del “dare sempre di più”. Questa continua sensazione di essere inappagato, questo continuo desiderio di spingersi oltre ogni forma del limite rischia di portarvi all’implosione. Ancora una volta l’aiuto di un trainer e di altre figure professionali sarà fondamentale.

Come per i disturbi alimentari in fondo, è il profilo psicologico alterato del cliente e del trainer che magari contribuisce ad alimentare tutto ciò creando delle aspettative troppo elevate. Quindi occhio a cosa proponiamo al nostro cliente.

L’over training è un concetto legato a quello di fatica. In linea di massima definiamo due forme di fatica:

  • Centrale: che riguarda il SNC fino alla placca motrice, l’interfaccia fra assone di un motoneurone e fibra muscolare da esso innervata
  • Periferica: riguarda tutto ciò che va dalla placca motrice alle strutture interne alla fibra muscolare.

La fatica all’interno del processo di super compensazione è indispensabile. Possiamo dire che la fatica è quel fattore tale a rompere l’omeostasi interna che innesca adattamenti profondi (grazie ai periodi di recupero).

Appunto il recupero è indispensabile per permettere ipertrofia e lo sviluppo delle capacità motorie. Capite bene quanto questo momento ovvero quello di recupero sia alterato in un soggetto in sovra allenamento. L’eccessivo allenamento crea eccessiva fatica che il nostro corpo non riesce a compensare e quindi non miglioriamo.

Quindi ne vale la pena? Ne vale la pena passare tutte quelle ore in palestra ogni singolo giorno?

Overtraining e overreaching

Alcuni magari lo sapranno già altri lo avranno intuito; definiamo con il termine “over training (OR)” un accumulo di fatica dovuto allo stressor (l’allenamento) che crea una riduzione della performance nel breve termine.

Quindi l’OR determina un calo della performance che può determinare l’insorgere di infortuni.

Si parla invece di “overreaching” come quella reazione funzionale al nostro organismo per permettere lo sviluppo della performance.

Quindi la differenza sostanziale tra i due è che il primo è un effetto collaterale il secondo è un processo pianificato.

Torna di moda un concetto largamente espresso in numerosi articoli, ovvero quello di programmare i vostri allenamenti. Singole sedute a caso non vi porteranno da nessuna parte. L’allenamento è un processo che va organizzato in fasi e sotto fasi rispettando i principi cardine dell’allenamento.

Torniamo al concetto di overreaching il quale possiamo definirlo come funzionale o non funzionale. Quando non è funzionale? Quando il recupero pianificato non è stato sufficiente a compensare la fatica degli allenamenti. Nulla di troppo grave, basta fermarsi un po’ di più per recuperare.

Diciamo che questi concetti trovano la loro più alta applicazione in ambienti professionistici. Li il tempo è sacro, ci sono scadenze ben precise quindi non possiamo sbagliare.

Quindi abbiamo compreso come l’overeaching sia fondamentale per ottenere risultati. A patto che questo sia funzionale e pianificato.

Attenzione perché spesso l’overeaching non funzionale non si manifesta sempre con un degrado della performance. Spesso è associato ad un maggior impiego energetico per completare gli stessi compiti. Il soggetto fa molta più fatica per arrivare a livelli che magari settimane prima otteneva più facilmente.

Se in queste condizioni ci si continua ad allenare magari continuando con la filosofia “no pain no game” ecco che arriva l’over training che è una condizione cronica caratterizzata da un’alterazione profonda delle condizioni psicofisiche.

In questi casi estremi i tempi di recupero sono di vari mesi se non anni.

Overtaining e depressione

Queste due parole sono forse meno frequenti in ambienti fitness ma appare chiaro per uno sportivo di alto livello quanto il concetto di over training possa sfociare in fenomeni depressivi.

La depressione è una risposta dis adattativa agli stimoli ambientali e si può declinare anche in fenomeni di over training. Dagli studi fatti un atleta su tre manifesta forme depressive legate all’over training e viceversa.

L’atleta sviluppa dei comportamenti maniacali perché tutto ruota attorno all’allenamento. L’atleta è nervoso prima di andare in palestra perché sa che dovrà dare il massimo e allo stesso tempo qualora dovesse ottenerlo sviluppa apatia ma nessuna forma di gratificazione, perché è già proiettato al prossimo allenamento.

È compito del trainer allarmarsi qualora dovessero presentarsi situazioni simili con il proprio atleta. Possiamo definire alcuni campanelli d’allarme preliminari:

  • Più di 3 ore in palestra al giorno
  • Più del 30-40% di incremento di carico ogni settimana
  • Mancanza di alternativa tra giorni duri e giorni più leggeri
  • Mancanza di recupero
  • Mancanza di programmazione

L’attenzione del trainer deve essere rivolta soprattutto ai rapporti volume-intensità. Più crescerà l’intensità in meno tempo più l’atleta potrà essere soggetto a sovra-allenamento. Inoltre è indispensabile indagare a fondo e scovare magari altri fattori stresso geni che contribuiscono allo sviluppo di fenomeni depressivi. Fattori sociali o socio-ambientali sono tra quelli maggiormente scatenanti fenomeni depressivi o simili.

Overtaining e palestra

C’è da dire che spesso se n’è fatto  un uso e un abuso del concetto di over training specie in ambienti ludici come quello delle palestre.

L’over training è sovrastimato in palestra e difficilmente ci imbatteremo in fenomeni simili. In palestra la maggior parte dei clienti non raggiunge volumi tali da creare un affaticamento cronico.

Tuttavia non è del tutto impossibile.

Le forme di over training da palestra, come detto all’inizio della trattazione, trovano applicazione in ragioni sociali legate anche all’aspettativa. L’ossessione di raggiungere risultatati in tempi brevi (tipico del “fast-fitness”), la mancanza di rapporti sociali e interpersonali e il tanto tempo libero possono minare l’integrità psico-fisica del cliente.

A tutto ciò spesso si associano aspettative troppo elevate da parte del trainer. È usanza comune iscriversi in quella palestra e non in quell’altra perché proprio in quella palestra c’è quel trainer con la fama di essere cattivissimo. Si suda e ci si stanca da paura!

Ecco questi possono essere ambienti in cui possono manifestarsi fenomeni depressivi che condividono con l’over training lo stesso nucleo di base.

Ansia, agitazione e depressione sono tutti segnali da non sottovalutare. In questi casi è bene porre delle domande al cliente che manifesta questa situazione cercando di capire quanto il suo tempo in palestra sia tempo dedicato alla sua passione o alla sua fobia.

Non è raro infatti imbattersi in persone che si allenano per non perdere i risultati ottenuti e sono disposti a tutto pur di non saltare neanche un minuto in palestra. La persona si sente costretta ad allenarsi. Spesso questa persona presenta anche forme di disturbi alimentari e vede nell’allenamento un mezzo per ottenere qualcosa e non come un fine piacevole.

Ancora una volta mi appello alla sensibilità di voi trainer nel fare domande precise col fine di indagare gli aspetti più reconditi della personalità di ogni cliente.

Il compito del trainer sarà anche quello di interfacciarsi con altre figure professionali con lo scopo di garantire un servizio completo al proprio cliente.

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