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ToggleLa percezione di un corpo che cambia
Appare ormai chiaro a molti che per ottenere risultati si ha la necessità di associare ad un corretto stile di vita un’adeguata alimentazione.
Spesso quando si decide di intraprendere un percorso di cambiamento fisico-estetico la “dieta” viene percepita come qualcosa di proibitivo.
Purtroppo questa è una credenza ancora molta diffusa che determina a lungo andare un abbandono del piano alimentare. Abbiamo più volte affermato che la dieta che funziona è una dieta sostenibile ed adattabile alla vita del cliente.
È giunto il momento di svincolare il concetto di dieta da quello di proibizione.
La dieta deve essere uno stile di vita, deve essere fattibile dal cliente e deve rappresentare un modo di vivere sano. Vi assicuro che se continuate a percepire la dieta come un periodo di restrizione pre o post qualcosa sarete destinati a fallire.
Ribadito questo concetto nella sezione odierna esaminando una delle diete più controverse di tutte ovvero quella chetogenica.
Facciamo un preambolo: lo scopo dell’articolo è divulgativo, non è quello di imporre concetti bensì quello di portarvi a ragionare su di essi. Sarebbe troppo semplice bocciare a prescindere qualsiasi forma di dieta chetogenica e non sarebbe corretto nei confronti delle tante persone che hanno provato un percorso di questo genere magari anche riscontrando discreti risultati.
Cerchiamo in primis di capire lo scheletro alla base di qualsiasi dieta chetogenica. Queste tipologie di diete consistono in una limitazione nell’assunzione giornaliera di carboidrati. In media si attestano attorno a meno di 30-40 grammi al giorno. Questa importante riduzione è finalizzata a sviluppare il metabolismo, ad utilizzare altre fonti energetiche come grassi e chetoni. L’obiettivo di queste strategie dietetiche è quello di indurre chetosi fisiologica.
Quindi queste strategie dietetiche condividono alcuni aspetti delle diete low card ma ne estremizzano altri. Infatti le chetogeniche prevedono un’assunzione elevata di grassi a discapito dei carboidrati.
In base a queste prime considerazioni possiamo subito sottolineare la necessità di contestualizzare queste tipologie di diete all’interno di un percorso. È assolutamente necessario pensare una chetogenica come una parte di un percorso alimentare scandito in fasi che prevedono periodi cut (quindi anche chetogeniche) e periodi bulk.
Le chetogeniche fanno dimagrire?
È forse uno degli aspetti più interessanti condivisi da moltissimi studi scientifici ed è sicuramente l’aspetto principale per cui molti si approcciano a queste strategie alimentari; le diete chetogeniche fanno dimagrire e anche velocemente.
L’errore che molti fanno è fermarsi proprio a questo livello. Diversi studi scientifici sono concordi nel sottolineare come questi approcci dietetici favoriscano una riduzione di peso nel breve periodo; altresì non si rilevano vantaggi considerevoli nel lungo periodo.
Ritorna dunque il concetto precedentemente espresso, ovvero quello di contestualizzare questi tipi di regimi alimentari all’interno di un percorso dietetico più completo e complesso.
Le diete chetogeniche fanno dimagrire grazie ad un connubio tra bassa assunzione di carboidrati ed elevata assunzione di proteine e grassi. Se fatta bene consente una migliore ossidazione lipidica ed un aumento della lipolisi (ovvero il processo di smaltimento dei grassi).
Di pari passo si assiste ad un aumento della produzione di corpi chetonici che tuttavia devono essere monitorati all’interno di un range ben preciso. L’utilizzo principale dei corpi chetonici è quello di regolarizzare la sensazione di appetito. Essi infatti agiscono tramite una serie di reazioni a cascata su alcuni ormoni come ad esempio la grelina (responsabile della regolazione diretta dell’appetito).
Il dimagrimento è determinato proprio dall’effetto anoressizzante caratterizzato dai corpi chetonici.
I chetoni
Avendo ormai chiaro come le diete chetogeniche sfruttano lo spettro d’azione macroscopico caratterizzato dai corpi chetoni cerchiamo di meglio comprendere cosa sono e come questi agiscono nel nostro organismo.
Possiamo definire i corpi chetonici come dei derivati lipidici con caratteristiche simili agli zuccheri. I principali vantaggi determinati dai chetoni sono due:
- Elevata velocità di immissione nel circolo
- Rapidità di utilizzo
Sintetizzati dall’acetil CoA tramite una serie di reazioni a cascata, i corpi chetonici vengono usati quasi totalmente dai muscoli e dai tessuti periferici e in minima parte da cuore e cervello (specie in casi di digiuno prolungato).
L’alterazione del metabolismo indotta dai corpi chetonici prende il nome di chetosi metabolica. Tale situazione si riscontra in soggetti diabetici (per cui appare chiaro che protocolli chetogenici sono del tutto fuorvianti).
In questa condizione metabolica l’organismo inizia a sfruttare i grassi a scopo energetico a discapito dei carboidrati.
I processi di smaltimento dei grassi sono laboriosi e dispendiosi per l’organismo. Esso infatti mette in campo diverse risorse energetiche per favorire processi di lipolisi e B ossidazione ma d’altronde non ha alternativa.
Tutto ciò sarà finalizzato alla produzione di glucosio per soddisfare le richieste metaboliche.
Il catabolismo dei grassi consente all’organismo di non intaccare le proteine muscolari. Per questa ragione una dieta chetogenica nel breve periodo consente un buon dimagrimento senza perdere eccessiva massa muscolare.
Ci sono diversi segnali forniti dal corpo per capire se si è indotta una chetosi:
- Bocca secca
- Aumento della sete
- Riduzione del senso di appetito
- Fatica generale
Durante un percorso chetogenico vi potrà capitare di avere un alito diverso dal solito. Questo può essere legato ad un aumento di acetone (che è uno dei tre corpi chetonici). Non vi preoccupate in quanto questa è una situazione transitoria indice del cambio di metabolismo che sta avendo il vostro corpo. Normalmente può essere facilmente risolto ingerendo piccole quantità di zuccheri.
I problemi legati alla chetosi
Per quanto la ricerca scientifica non fornisca una risposta unanime e inequivocabile sembra chiaro come una situazione di chetosi protratta per troppo tempo possa creare dei problemi.
I primi fattori che dovrebbero farci riflettere sono legati proprio ai diversi segnali precedentemente sottolineati che ci consentono di capire se siamo o meno in chetosi.
La disidratazione è uno dei campanelli d’allarme. Dopo un po’, il nostro metabolismo inizia a soffrire la quasi assenza di zuccheri; inoltre l’eccessivo cambiamento del profilo sanguigno può portare a lungo andare situazioni gravi come la cheto-acidosi (una situazione che può portare anche al coma).
Oltre a ciò possono manifestarsi altri sintomi come:
- Alterazione dell’umore e astenia nei confronti dell’attività fisica. Dati alla mano quasi la metà delle persone che si sottopongono a questi regimi dietetici manifestano difficoltà a seguire un programma di allenamento. La ragione di ciò è soprattutto mentale e solo dopo fisica-energetica. La scarsa motivazione indotta da un profilo fisiologico alterato porta l’organismo a lungo andare in uno stato di “risparmio energetico”. Ciò si traduce in una riduzione delle performance sportive. Detto in altri termini, sarebbe impensabile sostenere allenamenti di forza massima in regime chetogenico.
- Alterazione dei parametri oggetti ad analisi sanguigne. La riduzione della concentrazione delle vitamine e una situazione di ipoglicemia protratta nel tempo portano l’organismo a compiere sforzi ulteriori per poter sfruttare i corpi chetonici a scopo energetico.
- Sindrome della “keto flu” ovvero una condizione di disagio generalizzato declinabile a più livelli che provoca importanti squilibri metabolici. Questa situazione difficoltosa per l’organismo se non risolta o comunque se non contestualizzata all’interno di una macro percorso dietetico può provocare alterazioni metaboliche perenni.
In ultima analisi sottolineiamo come questi protocolli dietetici siano spesso stati utilizzati su clienti sbagliati. Infatti le diete chetogeniche, dati alla mano, sono assolutamente da evitare con persone già affette da disturbi del comportamento alimentare DCA di ogni genere.
Dai dati raccolti in ricerca si evidenzia come su un campione statistico di 100 individui sottoposti a percorsi chetogenici, circa il 3% di questi soffrono di DCA e dato ancora più grave, circa il 15% di tutti gli individui oggetto di esame hanno possibilità di sviluppare DCA.
I dati aumentano sensibilmente per tutti quei soggetti che usano diete chetogeniche da più di due anni.
Indubbiamente sono dati statistici ma che comunque ci fanno riflettere molto e per tali ragioni, invito proprio voi professionisti del fitness e del wellness a stare molto attenti al cliente che avete dinanzi, proprio perché i percorsi chetogenici possono rovinargli la vita.
Conclusione
Abbiamo terminato una breve rassegna di un macro concetto impossibile da esaurire in tale trattazione.
Chetogenica come unica strada possibile per dimagrire velocemente, questo è uno degli aspetti più interessanti che hanno reso questi percorsi dietetici così famosi sia in positivo che in negativo.
Pensate magari a chi necessita di perdere peso in fretta per via di un intervento prossimo o per una sceneggiatura cinematografica; bene per questi soggetti le diete chetogeniche possono essere un’ottima soluzione.
Altresì se il vostro obiettivo è quello di perdere peso è fondamentale avere pazienza. Inserire la chetogenica come un pezzo di un puzzle molto più ampio può essere un’ottima soluzione. La chetogenica può essere uno dei mezzi a disposizione del nutrizionista ma non il fine.
Il nostro consiglio è quello sicuramente di farvi seguire da professionisti del settore che possono assistervi durante tutta la durata del percorso. Attraverso la valutazione costante si può capire se e come il soggetto migliora ma soprattutto si può e si deve interrompere se ci si accorge che non sta avendo i risultati sperati (specie se il soggetto inizia a sviluppare DCA).
State molti attenti e diffidate fortemente da tutti quelli che tendono ad idolatrare questi percorsi dietetici o peggio ancora tutti quei professionisti o presunti tale che hanno fatto dei percorsi chetogenici il loro unico core business.