Il bagno nel Ghiaccio

Guardando alcune competizioni motoristiche come le varie formule e a volte anche alcune gare di MotoGp e sotto categorie ci imbatte in immagini giornalistiche che tendono ad inquadrare alcuni piloti immersi nell’acqua gelida.

Di esempi ce ne sono tanti, di ieri e di oggi; ma non è ancora ben chiaro quanto questa usanza sia una moda o quanto davvero può essere utile per il corpo dell’atleta.

Recentemente anche sig. Luis Hamilton è stato immortalato al termine del Gp di Singapore immerso in una vasca di acqua e ghiaccio e lui stesso ha affermato che questa tecnica fosse indispensabile per raffreddare il suo corpo e ripristinare le condizioni omeostatiche precompetizione.

Facciamo un salto indietro nel tempo e troveremo piloti come lo svedese Ericsson che nel 2015 al termine delle prove libere sempre a Singapore si lanciò in una vasca di acqua gelida per colpa dell’altissima umidità di quel giorno.

Gli esempi sono tanti e molti di questi esulano anche dal mondo dei motor sport. Infatti anche numerosissimi atleti del calibro di Cristiano Ronaldo e Bolt hanno utilizzato questa tecnica con lo scopo di abbassare la temperatura corporea e raffreddare la propria cute tonificando i muscoli.

Vediamo di capirci meglio, sicuramente la crioterapia ha numerosi benefici sia da un punto di vista fisico motorio ma soprattutto fisiologico. Cercheremo di approfondire meglio questo aspetto nel capitolo a seguire.

Tuttavia col tempo se n’è fatta un abuso e spesso alcuni atleti tendono a farsi immortalare in questi momenti “strani” in cui sembrano quasi sovrannaturali.

Col tempo la crioterapia e le crio-saune hanno leggermente rotto gli argini del concetto scientifico che questa terapia può avere per sfociare spesso in una sorta di esaltazione edonistica dell’atleta che diventa in quel momento quasi divino.

Mi è capitato di prendere questo argomento anche con i vari fans degli atleti sopra citati e ho avuto la percezione che quegli scatti in quel dato momento contribuiscono non solo ad aumentare l’influenza sui social dell’atleta in questione ma anche e soprattutto a creare un’immagine diversa sia della terapia stessa sia dell’atleta in questione.

Ne parliamo in questa sezione per chiarire meglio questo argomento, per capirne i benefici e per spiegarvi come eventualmente poter usufruire dei vantaggi della crio anche per te “pilota domenicale”.

Come al solito cerchiami di far chiarezza!

Regolazione della temperatura corporea

Siamo tutti concordi nel definire questa forma di terapia come un qualcosa che aiuta piloti e atleti in generale a dissipare meglio il calore accumulato durante la competizione.

Motivo per il quale non va fatta sempre ma in quelle competizioni ove si raggiungono temperature e livelli di umidità altissimi.

A quelle temperature un pilota, specialmente un pilota automobilistico, perde tantissimi liquidi e si sono registrati casi in cui un pilota durante la gara può perdere fino a 4 litri di liquidi corporei.

Se ci pensate è pazzesco, ma provate solo ad immaginare cosa prova un pilota all’interno di una monoposto per tutta la durata della competizione.

In moto le cose sono leggermente diverse, il grande vantaggio apportato dal vento consente una miglior distribuzione dei flussi d’aria, anche all’interno della tuta, e ciò porta a dissipare meglio il calore corporeo.

Il nostro corpo infatti, quando si scalda tende a raggiungere temperature elevate e per questo tende a perdere calore utilizzando quattro metodi:

  • Conduzione: trasmissione di calore tra due oggetti di differenti temperature a contatto tra loro. La pelle cede calore a contatto con un conduttore termico come l’aria o l’acqua.
  • Convezione: trasmissione di energia mediante movimenti di materia come le correnti di aria o acqua.
  • Irraggiamento: emissione di radiazioni termiche dalla superficie di un corpo. Il nostro corpo cede per irraggiamento metà dell’energia termica.
  • Evaporazione: coincide con il concetto di sudorazione.

Ad alte temperature e ad altissimi livelli di umidità questi meccanismi di regolazione non sono assolutamente sufficienti e il corpo si riscalda o meglio non riesce a raffreddarsi.

L’aumento della temperatura corporea crea vasocostrizione cutanea e pili-erezione oltre che un incremento della produzione di calore all’interno della tuta.

In queste condizioni l’atleta rischia di andare in ipertermia. Tuttavia grazie alle nuove tecnologie nelle tute, specie in formula 1, e alle varie tecniche di respirazione che i piloti attuano durante la competizione si riesce a mantenere la lucidità per concludere la gara.

Non dimentichiamoci che questi sono atleti veri che si allenano ore e ore ogni giorno per sopportare questi livelli di stress.

Immagina come possa essere difficile guidare una mono posto da oltre 300km/h in gara con altri 20 piloti agguerriti ed essere letteralmente all’interno di una carneficina.

Crioterapia

Abbiamo capito quindi come il corpo reagisce alle differenze in termini di temperatura che i piloti sono chiamati a sopportare durante i weekend di gara.

Tali differenze sono diverse tra una competizione moto e una di auto per i suddetti motivi.

Quindi in base al tipo di gran premio molti atleti utilizzano questa tecnica di crio-terpia per raffreddare l’elevata temperatura corporea. Moda o scienza?

Diamo un’occhiata a quello che c’è in ricerca e citiamo un interessante studio del 2012 in cui si evidenzia che attraverso un’esposizione di quattro ore al freddo si ha una riduzione dell’acido lattico più rapidamente di quanto accadrebbe in condizioni fisiologiche.

In sostanza queste tecniche permettono sia per la percezione soggettiva di recupero che per il recupero a livello molecolare.

In un altro studio molto interessante, hanno analizzato gli effetti di recupero passivo, recupero attivo a bassa intensità, recupero con elettrostimolazione e recupero con crioterapia.

In questo caso, il campione è un climber semi-professionista che ha eseguito due test con un intervallo di recupero di 20 minuti. In questo caso, “recupero” è completamente acuto perché non dura più di 20 minuti. L’orientamento di questa ricerca è l’auto esecuzione dopo un periodo di riposo.

Cosa hanno visto?

Sembra che la crioterapia e il recupero attivo siano entrambi utili strumenti per migliorare le prestazioni.

In questo caso, hanno anche analizzato gli equivalenti di lattato ematico e hanno scoperto che l’applicazione del freddo ha ridotto i livelli di lattato ematico, mentre l’elettrostimolazione e il recupero passivo non l’hanno fatto.

Tuttavia ci sono discrepanze tra l’uso dei bagni di ghiaccio con l’obiettivo di ridurre la fatica o migliorare la ripresa.

Non possiamo affermare che sembra esserci un certo beneficio quando applichiamo la crioterapia sia in modo soggettivo nella percezione della persona che la riceve sia in modo oggettivo quando valutiamo parametri come il lattato del sangue o le prestazioni.

Tuttavia, non abbiamo dettagliato quale sia la strategia più efficace. In questo senso, tutti gli studi applicano diversi protocolli in termini di tempo, temperatura e modalità di applicazione.

La raccomandazione che sembra essere utile per la ripresa muscolare è quella di avere una media di 13 minuti in un bagno di acqua fredda a 10ºC, anche se un bagno di acqua fredda a 10ºC può variare tra 10 e 24 minuti.

Questa immersione dei muscoli interessati sembra essere efficace nella riduzione della sensazione di DOMS negli individui allenati e nella promozione della RPE (percentuale di sforzo).

Ad ogni modo, un protocollo di riferimento deve ancora essere stabilito per sapere in modo oggettivo se questa immersione sostiene fortemente una ripresa più veloce o una migliore “prestazione”.

Ad ora quindi si è abbastanza sicuri che l’acqua gelida abbia un effetto anestetizzante, che influisce sui processi di smaltimento del lattato ma anche e soprattutto sul recupero post esercizio.

Conclusione

Dunque in ricerca non ci sono informazioni concordi nel definire questa terapia un ottimo modo per ridurre i livelli di lattato o per alterare in negativo la temperatura corporea.

Sicuramente ogni atleta utilizza questa tecnica in modo soggettivo. Gli atleti conoscono il loro corpo e sanno come gestirsi in queste situazioni.

Indubbiamente tale terapia implica numerosi benefici motivo per il quale non ci sentiamo di sconsigliarla. Anzi approfittate di un weekend libero magari per recarvi in una spa e sottoporvi ad una crio-sauna.

L’effetto anestetizzante del freddo può aiutare il vostro corpo a rilassarsi e ridurre i dolori derivanti da Doms.

In molte palestre è questo ormai un servizio incorporato che possiamo tranquillamente utilizzare. Immaginate di recarvi in una crio-sauna subito dopo un allenamento di resistenza; quanto può esservi utile per migliorare sia i vostri livelli di lattato che i vostri Doms.

Ricordiamo ancora una volta, l’alta soggettività di questi protocolli e la necessità assoluta in questo caso di affidarsi a personale competente. Magari ad un personal trainer in collaborazione con figure annesse che vi costruiranno un percorso olistico completo che verterà sia sulla parte fisica in palestra che sulla parte di centro benessere (quindi terapia del caldo e del freddo).

Fatemi sapere cosa ne pensate!

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