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Si dice di solito tra motociclisti che se non hai baciato l’asfalto almeno una volta in vita tua non puoi essere considerato un vero motociclista.
Questo perché chiunque vada in moto sa che il rischio di cadere è sempre dietro l’angolo. I motivi per il quale si cade in moto sono tantissimi, dai più banali a quelli più complessi. Cadere non è segno di sconfitta né tanto meno di poca bravura, spesso si cade e basta. I più superstiziosi diranno: “si ok, il destino ti stava aspettando a quella curva”, mentre i più tecnici diranno: “si ma se avessi piegato di più o di meno questo non sarebbe successo”.
L’articolo di oggi si focalizza proprio su questo aspetto. Verranno illustrate le cadute che maggiormente possono capitare quando si va in pista e proveremo a fornirvi dei consigli sia fisici che mentali per evitare che ciò accada e soprattutto, per riuscire a superare il momento successivo alla caduta. Sebbene l’approccio che utilizzeremo in questo articolo sia maggiormente rivolto a tutti coloro i quali vanno in pista, anche il “motociclista della domenica” troverà spunti e consigli interessanti.
In pista il tasso di rischio di cadute è ovviamente più alto, rispetto ad un normale giro domenicale ma dati alla mano, si registrano negli ultimi anni un notevole aumento di cadute, alcune in maniera non del tutto chiara, anche tra motociclisti ludici. Prendiamo qualche esempio recente, semplicemente cercando su Google:
- Marzo 2023 siamo ad Illasi provincia di Verona, un centauro sarebbe autonomamente caduto in moto. Il mezzo sarebbe scivolato andandosi ad incastrare, probabilmente sotto una pianta, richiedendo così l’intervento di una squadra dei vigili del fuoco. Per fortuna se l’è cavata con qualche ferita e un gran spavento.
- Marzo 2023 siamo a Verona, un centauro cade in circostanze strane le cui cause restano al momento ancora da appurare e purtroppo perde la vita.
- Aprile 2023, siamo a Monza dove un 57enne è stato soccorso dopo una brutta caduta dalla sua moto, ricoverato in ospedale in codice rosso.
- Marzo 2023 Boario Terme, un ragazzo di 21 anni viene disarcionato dalla sua moto, perde il controllo e finisce sull’asfalto. Grave viene trasportato in ospedale.
E potremmo continuare all’infinito, purtroppo. Motivo per il quale invito voi motocilisti esperti e voi meno esperti, a leggere attentamente quanto segue e prendere spunto se mai un giorno vi dovesse capitare di cadere.
I tipi di cadute
Nonostante l’elevato tasso di cadute quando si guida una moto, uno studio interessante condotto dal 1997 al 2016 su 278 gare di MotoGp evidenzia come il tasso di fatalità sia stato dello 0,028%. Come mai? La spiegazione è da ricercare sicuramente nel fatto che i piloti moderni sono preparati ad affrontare eventuali incidenti, riducendo al minimo le possibilità di lezioni e/o di morte. Nonostante qualcosa si sia mosso per prevenire incidenti seri (soprattutto modifiche dell’equipaggiamento e delle piste), l’imprevedibilità come nel caso della morte del pilota Luis Salom durante il Gp di Catalunya nel 2016 o quella più recente di Marco Simoncelli a Sepang nel 2011, resta purtroppo incalcolabile.
Secondo il medesimo studio sopracitato si evidenzia infatti come il 13-14% dei piloti professionistici ha avuto incidenti durante le gare (che rappresenta il 9.7% di ore di guida). In media un pilota subisce un incidente ogni 44.6km di corsa e l’11,5% di questi ha causato lesioni significative.
La maggior parte degli incidenti si registrano ovviamente alla partenza, quando tutti i piloti sono molto vicini e tentano di accaparrarsi la posizione migliore. Spesso le cause sono da ricercare nella disattenzione del pilota piuttosto che in malfunzionamento meccanico, tuttavia i possibili fattori che possono concorrere nel provocare un incidente sono innumerevoli.
Il 42% degli incidenti avvenuti dal 1997 al 2016 coinvolge principalmente gli arti superiori (per lo più mani, braccia e spalle) con un tasso molto alto di fratture pari al 68% di tali infortuni. Le cause di natura meccanica che possono concorrere nel provocare un incidente sono spesso causate da sovrasterzo. Gli incidenti possono anche coinvolgere in maniera severa gli arti inferiori, registrando un tasso di infortunio a carico soprattutto di ginocchio e anca.
Le cadute, sia in pista che su strada possono essere ascritte a tre categorie principali:
Lowside: perdita di trazione in curva causa perdita del vettore forza che mantiene la moto in posizione verticale. Il pilota cade sul lato inferiore dell’angolo di piega e sbanda in maniera tangente alla curva (alto rischio di abrasioni ed escoriazioni da asfalto). Su strada è spesso un tipo di caduta determinata dalla troppa piega.
Highside: la gomma perde aderenza in curva, il pilota cerca di correggere il movimento controsterzando ma l’improvviso guadagno di trazione degli pneumatici fa risalire violentemente la moto e il pilota viene così catapultato. È una caduta molto rischiosa che spesso provoca infortuni importanti.
Topside: il motociclo decelera improvvisamente rispetto al pilota, che viene spinto oltre il manubrio. Anche questa è una caduta molto rischiosa che può comportare alto rischio di infortunio legato soprattutto alla capacità del pilota di “atterrare” impattando al meglio sull’asfalto.
Collision: il pilota si scontra o entra in contatto con un oggetto stazionario o con un altro motociclo, la conseguente perdita di trazione ne causa la caduta, spesso traumatica. È una caduta che può capitare sia in pista che su strada quando non si è attenti a ciò che ci circonda.
Dagli studi si evidenzia come le cadute highside sarebbero tutte causate da un principio di caduta lowside. Per intenderci, un pilota che sente la moto scivolare sotto di lui in una curva, e che quindi si rende conto che sta per cadere, controsterzando per evitare la medesima, ottiene un repentino guadagno di trazione che riporta il motociclo verticalmente facendo sobbalzare in avanti l’atleta: ecco che si ha una caduta highside a partire dal principio di una lowside.
Con questi dati, potremmo far comprendere al nostro atleta o a qualsiasi pilota si trovi in queste situzioni, che cercare di riottenere un guadagno di trazione durante una caduta lowside porterebbe quasi inevitabilmente ad una caduta highside, molto più pericolosa.
Di conseguenza, assecondare la caduta iniziale apparirebbe così la scelta migliore.
Allenamento alla caduta
In ambiti professionistici, allenarsi alla caduta è un aspetto fondamentale spesso affrontato in fase preparatoria. È questa la fase dove prevenire, tutto quello che può avvenire durante la stagione di gara.
In ambito ludico amatoriale, allenarsi a possibili cadute può essere una buona idea per prepararsi preventivamente ad un evento che potrebbe capitare. Saper gestire quel momento sia da un punto di vista fisico ma soprattutto mentale, può salvarci la vita.
Vediamo ora di fornire alcuni consigli pratici:
- Guidare moto su sentieri avversi. Gareggiando in condizioni di scarso grip (attrito) pneumatico, il pilota migliorerebbe le varie capacità coordinative (come differenziazione cinestetica, orientamento spazio-temporale per citarne qualcuna) implicate nell’esecuzione delle curve, di conseguenza aumenterà la sua sensibilità nei confronti del motociclo durante la guida. Sebbene non vi sia nessuna evidenza scientifica ad oggi presente in letteratura internazionale che supporti l’efficacia di questa metodica di allenamento nel motociclismo, pare che molti piloti del calibro di Valentino Rossi e Mark Marquez prediligano questo tipo di esercizio nella off season.
- È indispensabile inserire nella periodizzazione dei vostri allenamenti degli esercizi che vi consentano di gestire la caduta. E questo vale sia per Francesco Bagnaia sia per Lino della pizzeria che va in moto la domenica. Tali esercizi aiuteranno il centauro a gestirsi durante la caduta, facilitando il rotolamento. Oppure nel caso soprattutto di cadute lowside è bene che questi assecondi la caduta scivolando sull’asfalto, in questo modo la tuta lo proteggerà da eventuali abrasioni di seria entità, e grazie all’attrito che si sviluppa con lo scivolamento questi rallenterà fino a fermarsi senza riportare lesioni ingenti. L’allenamento alla caduta resta comunque un protocollo molto difficile poiché le cadute resteranno sempre di loro natura “imprevedibili”.
Se anche tu vuoi approfondire questo tipo di dinamica e vuoi impostare un piano di allenamento con esercizi idonei alle tue caratteristiche motorie non esitare a scrivermi.
L'allenamento mentale
E qui entriamo in un ambito molto particolare. Quando cade ci si fa male e inevitabilmente la mente tende ad associare il dolore fisico, o meglio la causa di quel dolore, ad una negazione.
In sostanza può capire che una caduta causi un sentimento quasi di odio nei confronti di tutto ciò che ha provocato l’accaduto.
Ovviamente tocchiamo un ambito molto vasto che per un motociclista, specie professionistico è fondamentale; motivo per il quale ci occuperemo in un articolo successivo di tutto quello che concorre al mental training.
Per un pilota di MotoGp o di categorie simili la caduta rappresenta parte del suo lavoro. Questi infatti sono abituati e sanno come gestirsi, soprattutto mentalmente, durante quel momento. Per un amatore è molto diverso; cade si fa male e magari ha distrutto la moto che ha comperato dopo anni e anni di risparmi. È difficile anche solo pensare di poter tornare in sella.
Cosa fare in questi casi? La voglia c’è ma si è sopraffatti dalla paura. E bene, la paura in questo caso non va superata ma va compresa, metabolizzata e fatta propria. Bisogna sempre aver paura di andare in moto ma allo stesso bisogna essere consapevoli di essere in grado di gestire questo sentimento. La paura è insita nel genere umano e per un motociclista è fondamentale per gestire la sua razionalità. A tal proposito un percorso psicologico può sicuramente aiutarvi.
Uno specialista può aiutarvi a rivivere quel momento, immaginandolo e visualizzandolo. Così facendo si potrà progressivamente comprendere quanto accaduto, aggiungere dettagli e rendere quel cattivo ricordo un momento sempre più conosciuto. La consapevolezza che ne vien fuori ci aiuterà a padroneggiare la paura. Il passo successivo è quello di tornare subito in moto, senza aspettare il momento giusto. Si inizia pian piano, magari compiendo il giro del palazzo, poi quello del quartiere, poi il tragitto casa lavoro e lentamente si ritornerà alla normalità.
Che tu sia un professionista o un amatore, la calma è la chiave per gestire le tue emozioni. Se impari a gestire tutto quello che ti frutta nel cervello imparerai a conoscerti e ad innalzare i tuoi limiti senza mai superarli.
Come accennato in fase iniziale questo è un ambito molto difficile, ogni caso è diverso dall’altro ed è difficile stilare protocolli e consigli. Ogni caso va personalizzato e spesso il solo psicologo può non essere sufficiente. Affronteremo meglio l’area del mentale in un articolo a sé.
Quindi se tu professionista ti ritrovi in quanto sopra detto e se tu amatore o pilota domenicale trovi specchio in queste parole, è giunto il momento di iniziare un percorso psico-fisico che possa aiutarvi a gestirvi prima durante e dopo una caduta.
Fammi sapere cosa ne pensi, lascia un commento e come al solito resto disponibile per qualsiasi chiarimento!